Circolare Rete Quarrata Dicembre 2010

Carissima, carissimo, il Natale si avvicina. È curioso come in una società tanto laicizzata come la nostra, nella quale predomina la tendenza a pensare la religione, una sfera privata, una festa religiosa possa ancora costituire una pietra miliare nel nostro calendario. Il Natale, una festa di origine cristiana che celebra la nascita di Gesù, è stata snaturata con l’introduzione consumistica di Babbo Natale. Ciò che dovrebbe essere la memoria della presenza di Dio nella storia umana, diviene un mero periodo di mini-vacanze basato sul mangiare e lo scambio compulsivo di regali. Questo tipo di Natale porta sconforto, è come se il nostro inconscio denunciasse una truffa. Occultiamo la spiritualità ed innalziamo il consumismo. Ottimo per il mercato. Ma lo sarà altrettanto per noi? Per i bambini che crescono senza riferimenti spirituali e valori soggettivi?
Lungi da me voler ripristinare la religiosità repressiva del passato. Se la spiritualità non è alimentata da un’ottica di interiorizzazione soggettiva, corre il rischio, adattata e indirizzata dal sistema, di cade- re nell’idolatria dei valori materiali (patrimonio) e dei beni simbolici (prestigio, potere, estetica personale ecc.). Questo forse può spiegare perché la maggior parte dei centri commerciali hanno stili architettonici simili a cattedrali post-moderne. Oggi, orientano la nostra vita disvalori che disprezzano l’altruismo, la solidarietà e la complementarietà. Basiamo la nostra esistenza a partire dal nostro ombelico che sempre più ci genera angoscia, ansia e depressione.
Oggi sembra interrotto il dialogo tra le generazioni. Su questo fronte la cultura odierna presenta una grave difficoltà: troppo proiettati nel futuro rischiamo di perdere i legami con il passato, viene meno il senso di unità e continuità. Ieri, incontrando dei giovani a Reggio Emilia, ho sentito forte in loro l’angoscia della frammentazione, che provoca angosciose domande di senso e un dolore concreto causato dal non intravedere prospettive per il futuro. Queste sono grida, perché chiamano la vita, desiderano penetrarla, occuparla. Desiderano giocarsela, scommetterci. Desiderano uscire da sé per darsi all’altro, per incontrare l’altro. Perché nell’altro trovano se stessi. Perché ognuno di noi è abitato dall’altro. Perché per loro l’inferno è l’assenza degli altri, è la chiusura all’altro. Portano il peso della non relazione, del non essere accompagnati, sentono il bisogno di un fuoco nuovo che gli scaldi e gli faccia sentire accolti. Comprendono nella difficoltà che fare parte dell’umanità non è un’avventura solitaria ma una conquista della comunità: una comunione.
E noi? Cosa abbiamo saputo offrire loro per rafforzargli il valore della vita e la consapevolezza della nostra condizione di ospiti su questa terra? Nessuno di noi può scaricarsi dalle sue responsabilità. Oggi pensiamo che le responsabilità sono degli altri. Della politica ecc... Modo troppo facile di eludere la responsabilità personale. Don Milani è fermissimo nel ricordarci che è la coscienza quella che obietta.
Una domanda mi faccio spesso: come è possibile che tanti si dicano cristiani cattolici, anzi, rivendichino la qualifica di paladini della visione cristiana della vita e del mondo e poi sponsorizzano scelte politiche e amministrative che non hanno niente di cristiano? Ci sono cascati anche cardinali e vescovi, convinti che la loro missione fosse quella di presidiare la cittadella della Chiesa favorendo anche quelli che si dichiarano non credenti, ma sono disposti a foraggiare gli enti ecclesiastici per averne in cambio l’appoggio nei loro disegni politici.
Fino ad arrivare alla nuova creatura della religione civile, sostenuta da atei devoti. Sancita dal pranzo offerto da Berlusconi e dal suo codazzo (undici ministri) ai dieci nuovi cardinali italiani, (nove, un cardinale era impossibilitato causa un grave lutto familiare) accompagnati dal segretario di stato vaticano Bertone, nell’ambasciata italiana presso la Santa Sede. Di fronte a tutto ciò è fin troppo facile constatare che siamo nella notte fonda della politica. Dall'altra parte del Tevere, è risaputo, che si preferiscono le "stelle" alle "stalle". Anch'essi pronti e disponibili (come i deputati) ad offrirsi e vendersi per un piatto di lenticchie.
A leggere la situazione del nostro Paese oggi con il Vangelo in mano c’è da inorridire. D’altra parte, è una delle delle possibili piste per aprire orizzonti di speranza. E’ ancora notte, ma che notte! Una notte che illumina, in antitesi alla notte dell'attuale politica, quando affaticati dal lungo viaggio, Giuseppe e Maria giungono a Betlemme. Le locande sono piene, non c’è posto per loro. Fino a quando un albergatore ha compassione di loro e li conduce nella sua stalla. E’ asciutta e calda, e c’è anche un po’ di paglia su cui poter dormire. E’ qui che Gesù nasce, povero, senza niente, senza dare nell’occhio. Di fronte a ciò non possiamo permettere che il Natale sia solo una festa esteriore!
Sicuramente Natale è l’occasione propizia, come propose Gesù a Nicodemo, per rinascere... Gv 3, 1-21
Auguri ad ognuno di voi,
Antonio

N.B.1 - La Corte di Cassazione ha notificato al Comitato promotore l'ordinanza sulla legittimità dei referendum sulla ripubblicizzazione dell'acqua. Adesso ci attende un duro ma importante lavoro di mobilitazione.
N.B.2 - Nei mesi di Luglio o Agosto 2011 organizziamo un viaggio in Brasile per giovani, chi è interessato ce lo comunichi.
N.B.3 - Pasqua 2011 - Dal 21 aprile, giovedì santo, alla domenica di Pasqua, 24 aprile, sarà ospite alla Casa della Solidarietà Marcelo Barros, monaco benedettino brasiliano. Nella prossima circolare vi comunicheremo il programma. Chi è interessato ce lo comunichi.
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